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Ibrida, il Festival di Forlì dedicato alla video-arte
11- 12 -13 settembre 2020 torna il nuovo Festival ai musei San Domenico
Ibrida, festival delle arti intermediali, nasce nel 2015 allo scopo di indagare e divulgare le produzioni e le ricerche più recenti nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale (videoart, found footage, meta-cinema, animazione 2D e 3D, ecc.), accogliendo in maniera del tutto naturale al suo interno anche la performance art e la musica elettronica. Ibrida fiorisce dai semi di Re/Azione e dal 2016 si sviluppa in più giornate all’interno della Fabbrica delle Candele e altri spazi della città di Forlì, dopo l’interesse dimostrato dal pubblico e dagli addetti ai lavori.
Tratto da “vertovproject“, leggi l’articolo completo.
NUOVO FORMATO PER IBRIDA FESTIVAL DI FORLÌ, LA RASSEGNA DEDICATA ALLE FORME D’ARTE INTERMEDIALI. I DIRETTORI ARTISTICI RACCONTANO TUTTO IN QUESTA INTERVISTA.
La perfomance art, l’audiovisivo sperimentale, la musica elettronica si danno appuntamento, live e in virtuale, alla quinta edizione della vivace manifestazione curata da Vertov Project.
I direttori artistici Francesca Leoni e Davide Mastrangelo hanno pensato a un festival Ibrida suddiviso in diversi momenti tra settembre e ottobre.
Si parte quindi la mattina di venerdì 4 settembre con un incontro sulla videoarte italiana, fruibile gratuitamente sia dal vivo negli spazi di EXATR a Forlì che in streaming, per approfondire i nuovi linguaggi prodotti nel nostro Paese, con la presenza di critici e docenti universitari. Nella medesima doppia modalità sarà possibile partecipare, venerdì 11 pomeriggio, alla presentazione della recentissima Antologia critica della videoarte italiana 2010-2020 di Piero Deggiovanni.
Dall’11 al 13 settembre, date centrali del festival, avrà luogo una doppia programmazione parallela: online una ricca e proteiforme scelta di video opere internazionali e, dal vivo, tre sere di eventi realizzati negli spazi dell’Arena San Domenico di Forlì.
A far da anello di congiunzione tra questi due mondi sarà, venerdì 11 settembre alle 20.30, una performance realizzata in diretta, ma fruibile solamente online, di Mara Oscar Cassiani, artista italiana che lavora nell’ambito della coreografia e dei nuovi media (già ospite della Quadriennale di Roma e del Romaeuropa Festival).
Nelle tre serate – in programma nel nuovo contenitore messo a disposizione dal Comune di Forlì – altrettanti live, molto diversi tra di loro, che vedranno alternarsi artisti di fama nazionale ed internazionale: una performance a cura del visual designer Kanaka insieme alla contrabbassista Caterina Palazzi (venerdì 11 settembre); l’audio-visual concert di SalvatoreInsana con E-Cor Ensemble (sabato 12 settembre) e Archive Works, con cui il percussionista e ricercatore sonoro Enrico Malatesta chiuderà l’edizione 2020 di Ibrida insieme all’artista spagnolo Carlos Casas (domenica 13 settembre). Tutti i live saranno preceduti da proiezioni di videoarte.
Un festival non è tale se non è un’occasione per riflettere sulle “nuove visioni”. Abbiamo fatto il punto con i due direttori artistici.
L’INTERVISTA AI DIRETTORI DI IBRIDA FESTIVAL
Qual è la profonda e urgente necessità oggi di confrontarsi sulla video arte o sull’audiovisivo contemporaneo?
Come utenti ci relazioniamo costantemente con i monitor e display di smartphone, nei quali scorrono informazioni e immagini audiovisive. Navighiamo ovunque, con sguardo pornografico, ma analizziamo sempre meno il cono d’ombra che si crea intorno a tutte le immagini che costantemente ci scorrono sotto gli occhi. L’urgenza, prima da artisti e poi da direttori artistici, è quella di porsi con sguardo critico rispetto al mondo dell’audiovisivo contemporaneo, in tutte le sue forme.
Per quanto riguarda la videoarte?
La videoarte nel nostro paese, soprattutto quella monocanale, spesso viene lasciata ai margini dell’arte contemporanea, perché è difficilmente commercializzabile, oltre a essere una forma d’arte relativamente giovane. Il nostro festival nasce quindi dalla necessità di raccontare quello che sta succedendo nel panorama italiano e internazionale, dando spazio alla videoarte e all’innovazione audiovisiva senza tralasciare il rapido apporto della tecnologia che ogni anno aggiunge nuovi “tool”. Stiamo, inoltre, assistendo a una crescita dei festival dedicati a livello europeo, mentre in Italia si contano ancora sulle dita di una mano. I festival servono non solo a far conoscere le opere e gli artisti, ma anche a divulgare una cultura e un pensiero critico differente.
Tratto da Artribune – Simone Azzoni
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https://ibridafestival.it